venerdì 27 agosto 2010

Prima lettera luterana


Dopo l'odierna pubblicazione sul "Messaggero Veneto" di un riassunto di questa lettera (nel quale comunque ho mantenuto la parte più importante), la pubblico qui nella sua prima e integrale versione.

D. L.



Negli scorsi mesi, sono stati tre gli avvenimenti che più mi hanno colpito, e mi hanno dato la certezza che purtroppo anche la presente Amministrazione comunale, guidata dal Sindaco Sergio Chinese, per quel che concerne l’ambito culturale ha deciso di rappresentare non tutta la comunità, come ci si aspetterebbe e sarebbe doveroso, ma solo una parte di essa.

Il primo fatto risale allo scorso inverno, quando su iniziativa del Sindaco e della giunta si è proceduto ad una modifica unilaterale dell’alfabeto standard che consente la trascrizione del resiano. La suddetta modifica, definita “marginale” dagli esponenti della maggioranza consiliare, è stata decisa con procedura secondo me irregolare: si è infatti creata una commissione con componenti di tutte le associazioni del territorio che si sono trovati a deliberare (e in seguito a ratificare i cambiamenti voluti dalla Giunta comunale) su un tema, la lingua, del quale nessuno poteva ritenersi esperto e quindi in grado di prendere una posizione suffragata da prove scientifiche. Si è quindi intervenuti in un ambito così delicato senza consultare nessuno degli studiosi che si sono occupati della lingua resiana.

Il secondo avvenimento risale alla scorsa primavera ed è la scandalosa, a mio giudizio, campagna propagandistica fondata sui dati emersi dagli studi genetici condotti da un’equipe dell’ospedale “Burlo Garofolo” di Trieste, su determinate popolazioni del Friuli, tra cui quella resiana. Da questi dati emerge, fra le altre cose, la particolarità del genoma della popolazione di Resia: cosa non difficile da immaginare e che tutti i resiani già sapevano, visto che per secoli essi praticamente hanno avuto rapporti con le popolazioni del circondario che definire sporadici è poco, per la conformazione geografica della Valle che non favoriva certo gli spostamenti. Ebbene, queste risultanze sono state sfruttate in modo totalmente fazioso dall’attuale maggioranza consiliare. Si è cominciato a sottolineare in ogni evento pubblico la pretesa nostra “unicità” e “purezza” da ogni possibile contaminazione, fino ad alcune affermazioni che mi è capitato di sentire, certamente frutto di battute di spirito, e che ci qualificano come “una razza a parte”: la parola “razza” a me evoca eventi tragici del passato, spero anche a qualcun altro. Infine, per non farsi mancar nulla pur in un periodo - come giustamente il signor Sindaco sottolinea in ogni occasione pubblica - di crisi economica e tagli al bilancio, si è decisa la pubblicazione e l’invio di un numero speciale del Bollettino informativo del Comune, interamente dedicato ai risultati di queste ricerche. Visti i costi della stampa e soprattutto della spedizione postale, non si sarebbe forse speso di meno inserendo un foglio supplementare nel numero ordinario che perviene alle famiglie in agosto? In tal modo forse si sarebbe incentivata anche la lettura e la comprensione dei dati a un numero superiore di persone, dal momento che, a mio avviso, un numero monografico pieno di terminologia scientifica e completato dall’“editoriale” del Sindaco che espone unicamente il suo punto di vista, poco si presta a una lettura attenta specie dai molti anziani che compongono la popolazione di Resia e a cui sicuramente è passato l’unico messaggio “siamo diversi da tutti gli altri”, cosa che peraltro, come ho detto sopra, sapevano già. Forse lo scopo era un altro.

Ma veniamo all’ultimo episodio, la classica goccia che fa traboccare il vaso e che mi ha infine spinto a scrivere al giornale. Lo scorso venerdì 6 agosto è infatti pervenuta a tutte le famiglie residenti a Resia, consegnata a mano dai giovani impiegati con borsa lavoro dall’Amministrazione Comunale, una lettera del Sindaco Sergio Chinese. In essa veniva esposto il progetto di un sondaggio o censimento chiamato “questionario identitario”, elaborato allo scopo di “ricercare una solida unione identitaria resiana capace di dialogare con i nostri vicini” e seguito dalla richiesta di rispondere, in modo anonimo, ad alcune domande inerenti “l’uso della lingua resiana e l’eventuale uso (di) altre lingue”. La lettera conteneva in allegato un formulario, elaborato evidentemente dai membri della Giunta e firmato - copia per copia - dal Sindaco, nel quale venivano poste domande di questo tenore: “Vorresti adottare lo sloveno come «lingua-standard» che difenda le parlate della Valle?”, “Pensi che il sangue e gli antenati pesino comunque sulla scelta nazionale?”, “A quale Patria senti di appartenere?”.

Domande, come si nota, atte esplicitamente a continuare l’annosa polemica intentata da una parte della comunità contro il “mostro sloveno”, se mi è consentito definirlo in tal modo, che sarebbe alle nostre porte e si preparerebbe ad invaderci e colonizzarci spiritualmente e culturalmente. Questo è infatti il clima puzzolente in cui viviamo da anni, caratterizzato da campagne elettorali condotte a suon di slogan del tono “verranno a revocarvi le pensioni” (rivolto a persone anziane che avevano vissuto i tragici anni della Seconda Guerra mondiale e che, LORO giustamente, ne serbavano dolorosi ricordi); dalla demonizzazione sistematica delle persone che cercano un più ampio orizzonte di condivisione con il popolo sloveno - storicamente sempre interessato alla Storia e alla cultura resiana (si deve infatti all’Università di Lubiana una forte opera di studio su Resia, che ha permesso di tramandare antichi canti e racconti ancor prima che qui in Valle si ponesse il problema); per giungere infine, ed è storia di pochi giorni fa, a stucchevoli manifestazioni poste in essere davanti alla sede municipale per impedire ad un cittadino l’esercizio di un suo legittimo diritto, il ritiro della Carta d’identità bilingue. Manifestazioni cui hanno partecipato in gran maggioranza persone certamente originarie di Resia, e tuttavia che risiedono fuori da nostro Comune per quasi tutto l’anno e quindi possono conoscere solo in parte le gravi questioni che si pongono ai residenti.

Questo, come detto, è il clima generale in cui s’inserisce quest’ultimo atto dell’Amministrazione Comunale, sul quale desidererei delle risposte sul piano meramente economico, e su cui poi vorrei svolgere delle riflessioni personali.

Riguardo al versante economico, mi chiedo se il signor Sindaco ritiene di usare proficuamente il suo tempo e quello della sua Giunta elaborando questi questionari di puro stampo ideologico, e firmando personalmente un migliaio circa di copie del questionario medesimo, invece di occuparsi di altri problemi ben più gravi che lui come me conosce; lo stesso vale per il tempo, retribuito con le tasse di tutti, dei dipendenti comunali che hanno fisicamente imbustato lettere e questionari e dei giovani assunti, lo ricordo, con borse lavoro finalizzate alla tutela del verde pubblico e della viabilità.

Tornando al contenuto del documento, ritengo dal mio modesto punto di vista che si tratti di un’operazione di bassa politica fondata sulla contrapposizione frontale a tutto quanto viene identificato come “sloveno”, e in tal senso identificato come nemico da combattere, ricercando al contempo le presunte “quinte colonne” che a Resia agirebbero per favorire la penetrazione della cultura slovena all’interno di quella resiana. Chi conosce la situazione, sa benissimo che questa paura è totalmente infondata ed irrazionale: è mai possibile che proprio oggi, dopo secoli di sviluppo autonomo, Resia e la sua cultura possano essere inglobate e “colonizzate”? Io non credo proprio. Operazioni del genere non furono tentate neanche in tempi ben più bui di questi, allorchè il nostro confine segnava lo spartiacque con il mondo comunista ed effettivamente ci poteva essere qualche fondato timore di invasioni o eventi analoghi. Eppure nonostante la storia, il fatto che siamo nel 2010 e che il nostro orizzonte dovrebbe essere l’integrazione comune nell’Unione Europea (di cui fa parte tanto l’Italia e il Friuli, tanto la Repubblica di Slovenia), mi pare ci siano ancora persone che ragionano con categorie da guerra fredda. In quale altro contesto infatti si possono inserire frasi come quelle contenute nel suddetto questionario e nella lettera che lo accompagnava? Ne cito solo un paio per dare l’idea: “il questionario (…) vorrebbe costituire la base di una ricerca sui sentimenti di appartenenza etnici dei Resiani”. Affermazione questa che mi ha fatto sorgere in mente inquietanti analogie con tempi bui della nostra storia in cui si parlava, oltre che di appartenenza etnica, di razze e altre scempiaggini del genere. Con un ardito salto tematico che non trova spiegazione, poi, non si esita a mettere in mezzo anche i sentimenti religiosi, con una domanda del genere: “Pensi che la tua gente reputi importante la religione per la propria identità?”. Ci si dimentica che i sentimenti religiosi poco c’entrano con l’etnia ma dipendono da cultura e scelte personali? E poi, non è forse probabile che il popolo sloveno da questo punto di vista nutra sentimenti analoghi ai nostri, essendo in maggioranza cattolico?

In conclusione, il fine del questionario di cui ho riferito è forse quello di ottenere una sorta di plebiscito su un dato che più ovvio non si può, cioè la nazionalità italiana dei resiani e il loro sentimento di appartenenza all’Italia, fatti indubitabili e che tuttavia invece d’essere affermati in positivo, come valori da inserire nel quadro più ampio della collaborazione e del confronto fra popoli e dell’integrazione fra culture ed economie diverse, vengono viceversa usati in negativo, come strumento per opporsi allo straniero e al diverso: un modo di ragionare, lo ribadisco, superato dal tempo e dalla storia. Segno evidente, anche a livello piccolo, della decadenza della politica che, trovando sempre più difficile, per molti motivi, risolvere i problemi concreti dei cittadini, si basa su slogan demagogici utili solo a raccogliere consensi facili sul momento, facendo appello agli istinti più bassi della popolazione.

Spero vivamente che i risultati di questa specie di sondaggio vengano diffusi in modo onesto e trasparente, soprattutto il dato della partecipazione percentuale sul totale dei questionari consegnati. Vedremo in tal modo se e quanta parte della popolazione resiana deciderà ancora una volta di cadere in queste trappole puramente politiche e anacronistiche, invece di ricercare, una buona volta, l’unità per tutelare seriamente - e non solo a parole - la particolarità di Resia e i gravi problemi che si pongono alla Valle e in generale alla montagna.


Daniele Lettig


L'immagine è tratta dal web. Il nome "lettera luterana" invece è un modesto omaggio a Pier Paolo Pasolini.


martedì 24 agosto 2010

LE STREGHE SON TORNATE

Questo titolo che può far sorridere, in realtà, nella nostra valle, assume significato: circolano infatti voci insinuate ad arte che le maledizioni e le invettive contro il Gruppo Folkloristico "Val Resia", di cui con onore faccio parte, abbiano sortito effetto. La prova di ciò sarebbe il mio anticipato rientro dal Giappone per la inopinata morte di mio padre. Se tutto ciò fosse vero, io, nei panni di queste "streghe", sarei attanagliata dal rimorso. Ovviamente tutto ciò non è ragionevolmente pensabile. La realtà è che si è assistito ad una squallida e gretta esibizione teatrale che specula anche sulla morte di una persona onesta che amava la sua Valle.
Care "streghe", è questa la cultura che vogliamo esportare? Dal canto mio, mi sento offesa nel più profondo e tali persone non meritano nessuna considerazione nè perdono.
PER ME NON ESISTONO!!!
Un abbraccio a tutti i miei convalligiani che, come me, con la "magia nera" non hanno niente a che fare. Scusate lo sfogo ma era di dovere.


Iside Di Lenardo


L'immagine è tratta dal web.