In aprile mia nipote ha compiuto cinque anni. A casa dei nonni è stata organizzata una bella festa in giardino, con tutto quello che non deve mai mancare in questi casi: amici, cose buone da mangiare e i regali.
Qualche giorno dopo la festa, mia nipote (che è molto gatta per certe cose) voleva assolutamente avere un peluche nuovo. Era con mia mamma che ha cercato un po' di opporsi, considerato il gran numero di giochi nuovi ricevuti al compleanno. Giulia sottolinea che in fondo solo il nonno le ha fatto un regalo, Paola ribatte che lei ha oganizzato la festa, Giulia chiude dicendo che le feste non si regalano, si fanno e basta.
Tutto questo è abbastanza per decretare l'adozione dell'ennesimo peluche di pastore tedesco di Giulia. Oddio, non ci vuole molto ad incastrare i nonni... ad ogni modo è un episodio che mi piace ricordare. Mi è tornato in mente ieri sera mentre guardavo il TG2. La notizia non è riportata nei quotidiani nazionali stamattina ma l'ho trovata qua (e ne ho usato la foto)
Cosa succede nel comune di Maschito (Pz), neppure 2.000 abitanti, 600 m.s.l.m., minoranza albanese?
Succede che alla festa di Sant'Elia, patrono del paese, si era soliti seguire la tradizione... che voleva che la statua del santo sfilasse per il paese e i credenti lasciassero le proprie donazioni (in soldi) al santo. In più, veniva organizzata un'asta per avere il diritto di trasportare il santo in processione.
A Maschito c'è poca gente, e in Italia ci son pochi preti - direi che è un dato noto. La situazione è tale che il servizio della messa viene celebrata dal Vescovo (questo lo diceva il TG2, l'articolo parla solo del prelato in visita alla parrocchia), non essendoci un parroco fisso.
Le alte sfere ecclesiali hanno proposto che la tradizionale raccolta di fondi (sia al passaggio del santo, sia per l'asta del trasporto) venissero annullate, in quanto necessaria una purificazione della processione da questo retaggio "pagano".
Il comitato organizzatore però, al giorno della festa, non si è lasciato intimorire e il Santo se l'è portato in giro come tradizione comanda.
Il vescovo non l'ha presa bene, è rimasto in chiesa e ha bandito tutte le celebrazioni religiose (sante messe, battesimi e matrimoni), dicendosi disponibile a officiare solo funerali e estreme unzioni, seguito da un ristretto numero di fedeli.
Gli "altri" invece hanno fatto quello che da sempre avevano fatto in paese.
Le due "parti " ora non si parlano e aspettano che sia qualcunaltro a fare la prima mossa... o a scagliare la prima pietra.
Allora, tutto questo ha senso?
A mille km di distanza guardo a questo paese e a questa storia e penso che non sia possibile, è un'assurdità!... Poi penso a Resia e vedo anch'io le assurdità di una piccola comunità che si ritrova a controbattere su temi che magari a mille km di distanza sembrano un'altra piccola assurdità.
Poi penso ad un'altra cosa... alle feste che hanno più di centinaia di anni e mi domando che rispetto ne abbiamo. Che diritto abbiamo a cambiare "destinazione d'uso" ad una festa che abbiamo ricevuto in eredità?
Come al solito, invito ad una riflessione in merito (!) e auguro a tutti una felice Šmarna Miša.
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